Java EE è tempo della pensione

24 Novembre 2014 Silvio Marano

Java EE è tempo della pensione

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Java EE ovvero la piattaforma Java Enterprise Edition, è stata e tuttora è per molte aziende la piattaforma di riferimento per lo sviluppo e l’esecuzione di software per le imprese sotto forma di web application. I fattori determinante per il successo della piattaforma EE sono stati l’ottima scalabilità e robustezza, ma adesso sarebbe ora di voltare pagina.
Negli ultimi anni c’è stata una vera esplosione di tecnologie in grado di rimpiazzare efficacemente Java EE, offrendo gli stessi pregi in modo più efficiente e meno macchinoso, garantendo una ancora maggiore scalabilità e un lavoro più pulito e meno oneroso in fase implementativa.
Alcuni esempi?
I nuovissimi Play Framework (linguaggio Java o Scala), Express (basato su NodeJS), Flask (Python), Revel (linguaggio Go), o il meno nuovo ma comunque valido Ruby on Rails (linguaggio Ruby), tanto per citarne alcuni tra i più famosi per rispettivo linguaggio, possono consentire la creazione di applicazioni web scalabili e robuste senza gravosi sforzi lato server.
Usando un framework più evoluto, basta infatti avere il codice della web application in un file ed eseguirlo, la web app avrà accesso solo a quello che gli serve, e il framework compilerà le classi al volo e consentendo il deployment immediato senza necessità di riavviare l’intero server. Oltre a questo, anche la messa in esecuzione delle applicazioni, non richiede più lo spreco di tempo necessario a impostare l’application server con il vecchio Java EE.
Prendiamo ad esempio Flask, basta scrivere:

from flask import Flask
app = Flask(__name__)

@app.route(“/”)
def hello():
return “Hello World!”

if __name__ == “__main__”:
app.run()

Aprire la console e digitare:

$ pip install Flask
$ python hello.py

e abbiamo già l’applicazione in esecuzione, in questo caso chiaramente è un semplice “Hello World”, ma dovrebbe essere più che sufficiente a rendere l’idea.

Java EE a confronto è un obsoleto Mammoth che necessità di una gru per essere spostato, tutto ciò a spese della produttività dell’azienda.

È da molto tempo che ci sono alternative più comode e pratiche di Java EE, ma all’inizio c’era il problema che le soluzioni alternative non sempre garantivano una buona sicurezza o un livello di gestione enterprise accettabile, ma dato che adesso moltissime alternative, tra cui tutte quelle a cui ho accennato pocanzi, dispongono di moduli avanzati e ben strutturati per assicurare un adeguato isolamento dei dati e l’accesso esclusivo solo alle informazioni necessarie, così da garantire la sicurezza delle transazioni, non esiste più nessun motivo che possa giustificare la scelta di Java EE, se non il voler restare ancorati a tecnologie ormai superate.
Migrare a tecnologie diverse, che magari usano pure linguaggi diversi, richiede spesso sforzi non indifferenti, dovuti a problemi di compatibilità tra i vari ecosistemi, e magari la mancanza di competenze adeguate nel team, ma framework come Play essendo basati sulla JVM e interamente compatibili con il linguaggio Java, da questo punto di vista, possono agevolare l’upgrade, e di sicuro gli sforzi di migrazione iniziali alla lunga verranno ampiamente ripagati, riducendo quelli di manutenzione.

Java è un linguaggio molto valido e versatile con un uso vastissimo in molti ambiti, e dirà la sua ancora per molto tempo, ma è giunto il tempo di liberarsi della piattaforma EE.

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