Intelligenza Artificiale, il futuro tra miti e paure ingiustificate

29 Novembre 2015 Silvio Marano

Intelligenza Artificiale, il futuro tra miti e paure ingiustificate

I progressi nell’ingegneria informatica hanno permesso di sviluppare tecnologie sempre più sofisticate in campi come l’internet technology a uso consumer, nel campo della robotica e anche dei sistemi di elaborazione automatizzati delle informazioni, allo scopo di far fare alle macchine delle cose che richiederebbero abilità umane: le così dette IA. Ma queste ultime, non sono accolte positivamente da tutti.
artificial intelligence


Per anni letteratura e cinema di fantascienza, hanno usato come topos un futuro distopico dove l’uomo si trova ad essere braccato da macchine che lui stesso ha creato, basti pensare a capolavori come Matrix o Terminator. Tutto ciò ha contribuito a creare una visione negativa e distorta dell’intelligenza artificiale che nell’immaginario collettivo viene associata alla fine della civiltà umana. A tal proposito, non hanno aiutato le uscite tanto allarmistiche quanto maldestre di personaggi famosi e rispettabili, quali Stephen Hawking e Elon Musk, che hanno detto rispettivamente:

“Potrebbe portare alla fine della razza umana, temo le conseguenze di aver creato qualcosa che può uguagliare o sorpassare gli esseri umani. Essa può decollare autonomamente e riprogrammarsi ad una velocità sempre più elevata.”  (S. Hawking)

e

“È come evocare il demonio.” (E. Musk)

Affermazioni che con tutto il rispetto per i su citati personaggi, sono totali stupidaggini, in quanto:

  • Non esiste alcun sistema realmente autocosciente. La prospettiva che un giorno qualcuno crei un’intelligenza autocosciente che per qualche misteriosa ragione si ribellerà al creatore senza possibilità di essere controllata, è più remota di quella che domani il sole esploda o che qualcuno scopra la formula dell’immortalità. Non c’è alcuna evidenza né empirica né teorica che possa dimostrare il contrario.
  • L’architettura di un calcolatore è radicalmente diversa da quella di un cervello biologico, motivo per cui un’IA può risolvere un complicatissimo sistema di equazioni differenziali in un battito di ciglia anche quando la persona più intelligente del modo ci metterebbe un finimondo di tempo e un enorme sforzo, ma cose banalissime anche per un bambino, richiedono tantissima potenza di calcolo per poter essere valutate e apprese da un computer. Il ragionamento in un computer viene generato per via algoritmica, cosa che rende tutto estremamente meccanico, razionale e controllabile nei suoi vari aspetti. Non ci sono interazioni completamente ignote frutto del caso tra milioni di neuroni a comporre il suo “pensiero”. Allo stato attuale tutte le tecniche utilizzabili con gli attuali computer sono perciò estremamente schematiche e incapaci di riprogrammarsi totalmente in maniera autonoma, per caratteristiche intrinseche nel funzionamento dei calcolatori e della logica adottata; possono inferire conoscenza e auto-espandersi ma solo nell’ambito per cui sono state inizialmente progettate.
  • L’intelligenza umana, e il suo modo di concepire pensiero ed emozioni, non sono frutto d’un progetto ingegneristico, ma il risultato d’un percorso evolutivo sviluppatosi in condizioni completamente differenti, che l’ha arricchita di numerosi elementi che non avrebbero senso di esistere in un’entità che non è legata a un organismo vivente che nasce, cresce, muore, e le cui caratteristiche sono frutto di meccanismi di selezione naturale tra infinite d’iterazioni avvenute in migliaia di anni. Stati mentali come amore, odio, sofferenza, gioia, avidità, per noi sono condizioni parte della nostra esistenza che affondano le loro radici in un processo spontaneo mosso necessità evolutive strettamente legate alla nostra natura animale e alle caratteristiche intrinseche della nostra specie nel suo percorso evolutivo sul pianeta. Anche se per assurdo qualche rivoluzione epocale dovesse mai smentire i precedenti punti. Una macchina che interesse potrebbe avere nel ribellarsi e fare bene o male di sua iniziativa non essendo vincolata a provare emozioni o\e avendo la capacità di riprogrammarsele a piacimento per raggiungere il senso d’appagamento che l’umanità è invece costretta a rincorrere, finendo spesso a trovarsi davanti a situazioni di conflittualità? Quella condizione per noi utopica, che i filosofi greci chiamavano αὐτάρκεια, per un’IA, è la condizione di default.
knowledge

human knowledge

Il sapere scientifico è immenso ed essere un guru in un campo, purtroppo non rende la tua opinione molto diversa da quella di un tizio qualunque al bar, se esci dal seminato e non usi la dovuta accortezza e rigore nel trattare l’argomento, e dispiace vedere che anche Hawking e Musk siano caduti in un simile errore. Così come dispiace vedere che gente realmente competente in questo campo non sia stata interpellata dai vari giornalisti per dare un quadro più chiaro, perché diciamolo: un fisico nell’ambito dell’IA ha lo stesso livello di competenza di un botanico (a meno di non aver seguito studi appositi).

Le prospettive dell’evoluzione della ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale sono automatizzare, massimizzare e perfezionare attività che richiedono capacità analitiche e conoscenza. Finanza, chimica, biomedica, fisica ecc. sono tantissimi i campi in cui il rigore di una “macchina intelligente” può migliorare e portare a un nuovo livello di evoluzione l’operato della civiltà umana. Lanciare profezie da giorno del giudizio, senza alcuna base concreta, è il classico tipo di oscurantismo di medioevale memoria, pronto a demonizzare quello che non conosce, basandosi esclusivamente sulle storie di fantasia e pregiudizi senza alcun uso del metodo scientifico. Il timore di un eventuale aumento insostenibile della disoccupazione dovuto alle IA, è poi un problema di allocazione delle risorse nel nostro attuale sistema economico, che va da tempo riformato, non un problema di tecnologia; il fine del lavoro è darci le risorse necessarie, e non quello di tenerci impegnati come un criceto che corre sulla ruota; tutti i progressi tecnologici, riducendo il numero di persone necessarie a svolgere una determinata attività incidono, i trattori riducono la necessità di braccianti, le trivelle di minatori, le betoniere di muratori ecc.
X-47B Drone militare(UCAV)

X-47B Drone militare(UCAV)

Gli unici veri pericoli razionalmente associabili alle intelligenze artificiali, sono che il loro impiego ad uso bellico renda le armi più letali e aumenti la tendenza di gruppi criminali e guerra fondai vari a scendere in battaglia, dato che far scendere sul campo di battaglia un robot o un drone spedito da chissà dove minimizza i rischi per i mandanti. Per questo motivo un gruppo di scienziati e ricercatori ha creato un’apposita petizione.
Inutile dire che però demonizzare l’intelligenza artificiale, perché qualcuno la potrebbe usare con intenti criminali, è come demonizzare la chimica e la fisica perché qualcuno le usa per fare armi ed esplosivi. È la stupidità naturale il vero problema, non l’intelligenza artificiale.

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